Sempre più spesso si sente parlare di probiotici, prebiotici e simbiotici. I tre termini fanno riferimento a tre categorie di integratori alimentari, utili alla salute dell’intestino, le cui funzioni sono diverse.

A cosa servono i probiotici

I probiotici, presenti naturalmente negli alimenti oltre che in diversi integratori in commercio, sono microrganismi vivi in grado di esercitare funzioni benefiche per l’intestino. Possono modulare in fatti l’assorbimento intestinale migliorando ad esempio la sintomatologia in caso di diarrea occasionale.

Per essere definito così, un probiotico deve:

  • essere resistente agli acidi gastrici e alla bile;
  • aderire alle cellule intestinali colonizzando il tubo digerente, così da contrastare i batteri patogeni.

Probiotici utili al di fuori dell’intestino

I probiotici hanno dimostrato poter svolgere anche funzioni extraintestinali. È probabile infatti che la loro azione riguardi anche:

  • il sistema immunitario: alcuni ceppi potrebbero incrementare la risposta immunitaria anti-infettiva, produrre sostanze ad azione antimicrobica e incrementare la produzione delle immunoglobuline di tipo IgA;
  • infezioni extraintestinali: potrebbero avere un’azione protettiva, ad esempio a livello urinario;
  • metabolismo: l’assunzione di probiotici possono ridurre leggermente i livelli di colesterolemia e trigliceridemia;
  • allergie e intolleranze: possono avere un’azione interessante ad esempio nell’intolleranza al lattosio. Inoltre alcuni ceppi hanno dimostrato un effetto preventivo sulla dermatite atopica quando somministrati nel periodo perinatale.

Per essere efficaci i probiotici devono essere assunti:

  • generalmente a stomaco vuoto;
  • per almeno tre settimane;
  • in quantità sufficientemente elevate così da poter raggiungere l’intestino e moltiplicarsi.

Cosa sono i prebiotici?

I prebiotici sono sostanze non digeribili di origine alimentare che favoriscono la crescita e l’attività dei batteri già presenti nel tratto intestinale oppure assunti insieme al prebiotico.

Per essere definito prebiotico, una sostanza deve:

  • essere di origine vegetale;
  • non essere digerita dagli enzimi digestivi ma essere fermentabile da batteri del colon.

Le loro azioni sono diverse:

  • creano condizioni ambientali favorevoli per la crescita dei probiotici;
  • riducono i livelli di glicemia;
  • danno nutrimento alle cellule del colon contribuendo a migliorarne l’attività;
  • riducono la concentrazione di colesterolo Ldl e trigliceridi.

Gli alimenti che contengono più prebiotici

Tra i prebiotici citiamo:

  • polisaccaridi non amidacei o beta-glucani;
  • oligofruttosaccaridi;
  • pirodestrine;
  • lattitolo;
  • lattosaccarosio;
  • fructani;
  • inuline;
  • lattulosio;
  • oligosaccaridi della soia.

Tra gli alimenti in cui troviamo maggiori quantità di prebiotici citiamo:

  • farina di frumento integrale;
  • banane;
  • miele;
  • germe di grano;
  • aglio;
  • cipolla;
  • fagioli;
  • porri.

Attenzione! L’utilizzo di alimenti o integratori contenenti prebiotici è controindicato in caso di sindrome dell’intestino irritabile e di terapie radianti sul tratto gastrointestinale.

Simbiotici, il giusto mix

I simbiotici sono integratori che uniscono probiotici e prebiotici. Hanno quindi la capacità da un lato di migliorare la sopravvivenza dei probiotici e dall’altro di favorire la formazione di un substrato utile alla flora batterica già residente.

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