In genere quando si parla della qualità di un prodotto il primo pensiero va alla sua sicurezza. In realtà la qualità produttiva dei nutraceutici presenti sul mercato italiano è di per sé oggi elevata. Il punto sono le materie prime: molte di queste, soprattutto quelle di origine erbale (botanicals), sono spesso importate da Paesi nei quali i controlli all’origine non sono necessariamente rigorosi. Per questo è utile evitare di acquistare nutraceutici confezionati da aziende che non garantiscano standard di controllo qualità analoghi a quelli applicati ai farmaci.

Integratori prodotti all’estero: c’è da fidarsi?

Le aziende serie, quando importano materie prime dall’estero, richiedono per i nutraceutici certificazioni molto dettagliate e a volte ripetono test in Italia per valutare l’eventuale presenza di contaminanti come piombo, cadmio, mercurio, micotossine, citrinina oppure antibiotici e pesticidi.

In ogni caso è comunque da evitare l’acquisto online di prodotti difficilmente tracciabili e confezionati all’estero che sfuggono alla regolamentazione italiana

Gli integratori funzionano e sono utili?

Qualità produttiva di integratori e nutraceutici significa anche utilità: frequentemente infatti i prodotti che acquisiamo possono rivelarsi non tanto dannosi quanto assolutamente inutili. In altre parole, molti nutraceutici non funzionano. In quali casi?

1. Sottodosaggio dei componenti

È frequente nei prodotti multicomponente, cioè costituiti da più principi attivi. Se la quantità di uno di questi non raggiunge il livello minimo in grado di esercitare una qualche funzione fisiologica, quel prodotto sarà semplicemente inutile. Esempi di prodotti spesso presenti in quantità insufficienti sono gli acidi grassi polinsaturi della serie omega 3, il coenzima Q10, la curcumina o il licopene.

Attenzione! In alcuni casi la quantità di ingrediente indicata sulle etichette sembra alta, tuttavia la parte farmacologicamente attiva può essere irrisoria. Ad esempio succede degli integratori a base di curcuma, il cui principio attivo è la curcumina: una curcuma con poca concentrazione di curcumina non sarà molto diversa da una semplice spezia da condimento.

2. Forma farmaceutica

Si tratta della composizione della capsula o della compressa, che deve essere pensata per consentire il miglior assorbimento possibile da parte dell’organismo del principio attivo contenuto. Se così non è, questo non sarà assorbito e non otterremo l’effetto desiderato.

Attenzione! Alcune sostanze molto utilizzate negli integratori, come il coenzima Q10 e la curcumina, tipicamente sono poco assorbite dall’organismo. Esistono comunque diverse tecnologie farmaceutiche che oggi permettono di compensare questo problema: ad esempio è possibile emulsionare i principi attivi in molecole più assorbibili.

Come leggere le etichette degli integratori

Per la legge italiana l’integratore, come tutti i prodotti alimentari, deve riportare in etichetta la composizione in ordine decrescente di quantità. Ad esempio se in un integratore il primo componente indicato è l’eccipiente, la parte inattiva della compressa o della capsula sarà maggiore rispetto al contenuto in principi attivi. Inoltre il quantitativo di principi attivi dovrebbe essere indicato in modo chiaro, tuttavia non sempre questo capita.

Esempio. Consideriamo il cosiddetto olio di pesce, presente spesso in quantità relativamente importanti. I suoi principi attivi sono l’acido eicosapentaenoico (Epa) e l’acido docosaesanoico (Dha), presenti a una concentrazione variabile tra il 10 e il 90 per cento. Pertanto su 1000 mg di olio di pesce il contenuto in principi attivi potrà variare dai 100 ai 900 mg. Il punto è che solo attorno ai 900 questi componenti possono svolgere qualche effetto sull’organismo.

Attenzione! Affidiamoci sempre al suggerimento di professionisti che conoscano le aziende distributrici e la loro modalità di produzione evitando il fai da te che, nei nutraceutici, il più delle volte non è pericoloso ma semplicemente inutile e quindi fonte di spreco.